Inaugurata da pochi giorni la mostra CARGO—of Dust and Ashes presso European Roma Institute for Arts and Culture (ERIAC) di Berlino, proprio in prossimità della data simbolo del 2 agosto che segna l’ottantesimo anniversario dell’Olocausto dei Rom. Un trauma represso che è riemerso solo di recente grazie agli sforzi intellettuali e politici delle élite rom a partire dagli anni ’60. In memoria dei 500.000 Rom e Sinti uccisi nell’Europa occupata dai nazisti, l’ERIAC (European Roma Institute for Arts and Culture) presenta la mostra CARGO—of Dust and Ashes e invita a una ricostruzione collettiva della storia attraverso le lenti delle giovani generazioni di artisti di origine rom.
La mostra si presenta come un abbraccio malinconico, simbolizzato da uno zaino di fieno e ricordi sbiaditi. Una valigia pesante, riempita di cemento, non della polvere della strada, ma di pezzi rotti della strada stessa. Il cammino è diventato un peso; è insopportabile continuare. Di chi è questa strada, e chi è in grado di proseguire il cammino?
La questione della memoria collettiva e del ricordo è cruciale in questo momento, poiché ci troviamo a un punto di svolta nella narrazione dell’Olocausto dei Rom. Da un lato, sempre più discendenti delle vittime, di terza e quarta generazione, hanno iniziato a parlare, svelando i ricordi catastrofici dei loro antenati e canalizzandoli in un obbligo di creare. Dall’altro lato, un numero sempre più ridotto di sopravvissuti rimane tra noi oggi, e col passare del tempo, perderemo gradualmente gli ultimi testimoni viventi del genocidio nazista.
Per commemorare la Giornata Europea della Memoria dell’Olocausto per Rom e Sinti, questi tre artisti, rappresentanti diverse comunità rom di tutta Europa, intraprendono un viaggio per scoprire le proprie storie personali—dei loro antenati e delle loro comunità più ampie. Esplorano i modi in cui il trauma viene trasmesso attraverso le generazioni, cercando di creare spazi per la nostra memoria condivisa. Ricostruendo collettivamente il loro passato—un luogo della memoria di questo eredità travolgente e pesante—mettono in luce un peso invisibile che continua a esercitare la sua presenza distruttiva sulle vite delle comunità Rom, Sinti e Viaggianti in tutta Europa.
Questa raccolta di opere di Charly Bechaimont (Francia), Anita Horváth (Ungheria) e Lila Loisse (Regno Unito) sottolinea la ricostruzione collettiva del passato e la conseguente creazione generativa della memoria—la memoria culturale vista come una modalità di attualità attraverso la quale questi giovani artisti creano la propria auto-immagine: un’autorepresentazione radicata nelle loro storie personali, ma filtrata attraverso l’esperienza del “Nuovo Rom”. Questa storia è ricostruita “dalla polvere e dalle ceneri”, fieno e pane, immagini sbiadite dei nonni, e persino il loro stesso sangue—riflettendo la fragilità dell’ecosistema e ricordandoci l’importanza di ri-narrare le storie dei nostri antenati, cercando al contempo possibilità per la nostra stessa libertà.
È possibile camminare senza continuare a portare il peso del nostro “Cargo”?
Inaugurazione il 31 luglio alle 18:00 CET
L’evento di inaugurazione presenta una performance e un’installazione di Charly Bechaimont, The Taste of Blood, durante la quale l’artista esplora una memoria profondamente personale ma universalmente risonante, identità e silenzio storico. La performance sarà seguita da una tavola rotonda con gli artisti, in conversazione con la curatrice indipendente Isabel Raabe, una delle iniziatrici di RomArchive—Archivio Digitale dei Sinti e dei Rom.