E’ partita il 7 dicembre e rimarrà attiva fino al 27 aprile presso Lo YARAT Contemporary Art Space a Baku, la mostra collettiva dal titolo “Equinozio” con opere di Gia Edzgveradze, Tamara K.E., Luca Lazar, Konstantin Mindadze, Koka Ramishvili, Andro Semeiko, Levan Songulashvili.
La mostra multidisciplinare “Equinozio” riunisce sette artisti georgiani che descrivono la pietra angolare della consapevolezza dell’identità umana, il percorso di formazione della coscienza dalla fine del XX secolo all’inizio del XXI secolo nelle prospettive locali e globali.
Il progetto sviluppa un complesso discorso di interazioni collegate, dall’individuo al collettivo e viceversa, l’impatto dell’esperienza individuale sull’esperienza collettiva e il suo impatto su modelli che variano nel tempo. La mostra è costruita su un principio dualistico, facendo riferimento all’interazione tra luce e oscurità, e dove l’interazione tra individuo e collettivo è considerata nel continuum.
La ricerca presentata nella mostra si basa su una serie di lezioni tenute dal filosofo georgiano Merab Mamardashvili agli studenti della Facoltà di Arti e Scienze Umanistiche dell’Università di Stato di Tbilisi (1984–1985). Nelle lezioni, intitolate “Topologia psicologica del cammino” (1997), il filosofo utilizzò tempo e vita come temi centrali nel discorso basato sul romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust. Il titolo della mostra, “Equinozio”, è derivato dalle stesse lezioni, in cui Mamardashvili descrive il luogo dove si ottiene l’equilibrio dell’espressione della coscienza come un esempio di come interagiscono oscurità e luce.
La mostra inizia con un simbolo che raffigura la metamorfosi del percorso della coscienza rappresentando la lotta interiore all’interno di una farfalla, facendo riferimento allo sforzo e al tempo necessari per ottenere le ali della crisalide. In seguito, il progetto svela i fattori scatenanti di questo percorso, dove la ricerca della memoria collettiva e dell’esperienza assume un ruolo importante. Anche qui, viene sottolineato il principio dualistico. Da un lato, spostamenti geopolitici, osservazioni culturali, il legame con il passato e la sua trasformazione nel tempo giocano un ruolo significativo nella nascita di un senso di appartenenza. Dall’altro, la trasformazione e la metamorfosi delle identità in risposta alla globalizzazione e ai cambiamenti tecnologici cambiano la pietra angolare della coscienza. Nuove forme emergono, dove la necessità della memoria viene persa e il fenomeno dell’appartenenza culturale diventa assurdo.
La seconda parte esamina il continuum, il sistema attraverso il quale passa il percorso della coscienza umana. Studiando l’architettura della luce (la gradazione del giallo nel nero), si fa riferimento al fenomeno della percezione delle informazioni nella coscienza (per la percezione della luce o dell’impressione, la condizione del ricevitore è nell’oscurità e nel vuoto), e dalla teoria della relatività, si determina la condizionalità della percezione del tempo e della scala di coscienza umana e collettiva. Lo stesso principio determina i processi ripetitivi e massicci nel mondo. Con questo aspetto, c’è un confronto tra la coscienza individuale e collettiva, coalescente in modelli ripetitivi o formanti un percorso diverso e singolare da cui avviene un atto individuale.
Il culmine della mostra è raggiunto dal discorso inverso, che svela uno spazio impenetrabile al mondo esterno, che diventa reale solo attraverso i propri sforzi e, al contrario, diventa un catalizzatore per la struttura della coscienza collettiva, generando nuove forme e cambiamenti nel tempo.
La mostra è curata da Tamuna Arshba e Tata Ksovreli.
YARAT Contemporary Art Space
YARAT Centre
Bayil District, National Flag Square
AZ 1003 Baku
Azerbaijan
Hours: Tuesday–Sunday 12–8pm