A Trastevere in mostra la “Prima”, donna e fotografa

Fino al 27/2 sarà possibile visitare la mostra dedicata a Margaret Bourke-White. Ma solo domani prenotandosi qui avrete la possibilità di farvi accompagnare dalla guida della curatrice dell’evento Alessandra Mauro.

Ci sono solo 15 posti disponibili con prenotazione obbligatoria, gratuito per i possessori di MIC card. Museo di Roma in Trastevere.

Margaret Bourke-White, una tra le figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo, la mostra retrospettiva documenta attraverso oltre 100 immagini la visione e la vita controcorrente della fotografa statunitense.

Una donna di primati, Margaret Bourke-White. La prima ad arrampicarsi sulle colate di ferro delle fonderie e ad affrontare il calore delle fornaci per realizzare fotografie industriali insolite, visionarie. La prima ad affrontare la fotografia aerea (“se ti trovi a trecento metri di altezza, fingi che siano solo tre, rilassati e lavora con calma”, era il suo motto). La prima a realizzare un libro di testi e fotografie sulla Depressione degli anni Trenta nel Sud degli USA. La prima a documentare la Russia del pianoquinquennale e l’unica a ottenere una sessione di posa da Stalin. La prima per cui viene disegnata la divisa di corrispondente di guerra. E poi, la prima a riprendere l’orrore del campo di concentramento di Buchenwald, a testimoniare l’India nel momento di separazione con il Pakistan e l’unica a realizzare un intenso ritratto del Mahatma Gandhi a poche ore dalla sua morte. La prima a scendere sottoterra con i minatori in Sud Africa, a fotografare la segregazione razziale degli USA a colori. La prima, soprattutto, a non sottrarsi alla macchina fotografica diventando a sua volta il soggetto di un reportage che documenta, con la forza e la tenerezza dello sguardo del collega Alfred Eisenstaedt, la sua lotta contro il Parkinson che la immobilizzerà e la porterà alla fine. In quei momenti Margaret, famosa per la sua eleganza e il gusto innato per i vestiti, non ha paura di mostrarsi debole, invecchiata e impaurita. La prima, insomma, quasi in tutto. Con le sue immagini, le sue parole, la sua vita, Margaret Bourke-White è stata in grado di creare un personaggio forte e invidiabile costruendo il mito attraente di se stessa, donna e fotografa.

Alessandra Mauro, curatrice della mostra

Pioniera dell’informazione e dell’immagine, Margaret Bourke-White ha esplorato ogni aspetto della fotografia: dalle prime immagini dedicate al mondo dell’industria e ai progetti corporate, fino ai grandi reportage per le testate più importanti come Fortune e Life; dalle cronache visive del secondo conflitto mondiale, ai celebri ritratti di Stalin prima e poi di Gandhi (conosciuto durante il reportage sulla nascita della nuova India e ritratto poco prima della sua morte); dal Sud Africa dell’apartheid, all’America dei conflitti razziali fino al brivido delle visioni aeree del continente americano. Oltre 100 immagini, provenienti dall’archivio Life di New York e divise in 11 gruppi tematici che, in una visione cronologica, rintracciano il filo del percorso esistenziale di Margaret Bourke-White e mostrano la sua capacità visionaria e insieme narrativa, in grado di comporre “storie” fotografiche dense e folgoranti.

Sezioni della mostra:
– prima sezione, L’incanto delle acciaierie, mostra i primi lavori industriali di Margaret;
– seconda sezione, Conca di polvere, documenta il lavoro sociale realizzato dalla fotografa negli anni della Grande Depressione nel Sud degli USA;
– terza sezione, LIFE, dedicata alla lunga collaborazione con la leggendaria rivista americana LIFE;
– quarta sezione, Sguardi sulla Russia, vi è inquadrato il periodo in cui Margaret Bourke-White documentò le fasi del piano quinquennale in Unione Sovietica;
– quinta sezione, Sul fronte dimenticato: gli anni della guerra, racconta quando per lei fu disegnata la prima divisa militare per una donna corrispondente di guerra;
– sesta sezione, Nei Campi, vi è testimoniato l’orrore al momento della liberazione del Campo di concentramento di Buchenwald (1945);
– settima sezione, L’India, raccoglie il lungo reportage compiuto dalla fotografa al momento dell’indipendenza dell’India e della sua separazione con il Pakistan;
– ottava sezione, Sud Africa, offre una documentazione del grande paese africano durante l’Apartheid;
– nona sezione, Voci del Sud bianco, vi si trova il lavoro a colori del 1956 dedicato al tema del segregazionismo del Sud degli USA;
– decima sezione, In alto e a casa, raccoglie alcune tra le più significative immagini aeree realizzate dalla fotografa nel corso della sua vita;
– undicesima sezione, La mia misteriosa malattia, una serie di immagini che documentano la sua ultima, strenua lotta, quello contro il morbo di Parkinson.

L’esposizione è accompagnata da Storie di fotografe e di immagini: ciclo di incontri e di approfondimenti aperti al pubblico intorno ai temi della fotografia e dell’identità femminile.

per info e prenotazioni qui

di redazione